Palermo è una città così ricca di storia e d’arte da aver dato ai suoi abitanti la convinta sicurezza di poter affermare, sempre e in ogni caso, che è fra le più belle e interessanti città del mondo. C’è certamente qualcosa di vero, anche se ormai i più si sono resi conto che, come una bella donna che trascura di difendersi dall’aggressione del tempo, Palermo è sempre più lontana da quell’immagine che l’aveva fatto descrivere con entusiasmo e con stupore dai grandi viaggiatori dei secoli scorsi. Erano visitatori – come Goethe, Houel e altri nel Settecento e Dumas, Wagner, Oscar Wilde, Strauss, Maupassant, Bertrand Russel e tanti altri nell’Ottocento – che, provenendo da culture lontane, erano rimasti incantati dal fascino di monumenti assolutamente diversi da quelli che avevano potuto ammirare a Venezia, Firenze, Roma e Napoli. I loro racconti ne esprimono le emozioni intellettuali ma anche il godimento estatico per la bellezza naturale dei luoghi.
Oggi, arrivando a Palermo, è difficile invece non essere colpiti subito dal disastro ambientale costruito da una successione di amministrazioni cittadine che hanno trascurato e trascurano, con impudenza, di affrontare gli interventi necessari per risolvere i gravi disastri ambientali e per educare i cittadini ad una più rigorosa considerazione del vivere civile nel traffico urbano e nel rispetto dei monumenti, del verde pubblico, della pulizia delle strade e del loro decoro.
L’elenco dei problemi che affliggono la città è umiliante perché si scopre che responsabili di questo degrado siamo tutti noi: cittadini, autorità politiche, pubblici amministratori e lavoratori delle aziende addette alla manutenzione dei servizi urbani.