Occidente senza futuro
La storia oltre la storia

(Armando Editore, Roma, 1998)

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  “Occidente senza futuro” non è una tragedia annunziata: è un’ analisi di una fase di passaggio da una civiltà verso un’ altra ancora tutta da scoprire.

Come tutti i processi della storia si svolgerà in tempi lunghi e ogni anticipato atteggiamento pessimistico o ottimistico è un atteggiamento infantile. E’ un processo da seguire con moderna consapevolezza per tentare di contenere le reazioni emotive di fronte alle immancabili situazioni non interamente condivisibili e, soprattutto, di fronte a quelle possibili espressioni di violenza che non sarà facile evitare.

E’ difficile ritenere che il processo di destrutturazione demografico-culturale dell’ Occidente possa andare avanti in modo sempre pacifico: quando mai nella storia degli uomini una mutazione etnica o sociale o economica o religiosa è stata indolore?

E la destrutturazione dell’Occidente sarà contemporaneamente e progressivamente una radicale mutazione etnica, economica, sociale e culturale: saranno tempi dificili ed è necessario essere preparati per gestirli al meglio….

Oggi, la sensibilità pratica dei giovani ferma l’attenzione soprattutto su un futuro che non riescono a vedere. Ma quest’ assenza di futuro significa soltanto assenza di lavoro? No, l’ assenza di lavoro è assenza di futuro quando è anche incertezza di valori, mancanza di ideali, vuoto di progetti; quando è niente di tutto quello che in Occidente ha sempre giustificato l’ impegno umano; quando è assenza di utopia.

Ma in un mondo così pragmatico, serve l’ utopia? Noi, avanti negli anni, non possiamo dirlo. Ma sappiamo che a noi è servita: è servita per credere nel nostro impegno, per vivere con entusiasmo, per batterci per traguardi anche impossibili ma che riempivano la nostra speranza.

I giovani possono fare a meno di queste impalpabili cose?-Se la risposta è si, non hanno futuro: perchè l’oggi sarà uguale a ieri e il domani sarà uguale all’oggi. O peggio, forse. Se i giovani, invece, riusciranno ad affidare la loro speranza ad un dialogo che si fondi sul rispetto delle culture del mondo, allora, forse, il futuro che li aspetta sarà migliore di quello che noi abbiamo avuto in sorte

L’ impegno di Occidente senza futuro è di tentare di dire perchè questa speranza e questa utopia sono, prima che possibili, necessarie.

 

(dall’introduzione al saggio)

RECENSIONI

Il futuro Occidente?  Aprirsi all’alba dell’Oriente

Lunedì 14 dicembre 1998

Austerità e integrazione la prospettiva obbligata

 

  In un saggio, Mario Moncada di Monforte fa il suo punto sul travaglio della società industrializzata <<che non è più in grado di assicurare certezze ai giovani.

Che futuro avrà l’Occidente? Esisterà ancora o sarà travolto dall’immigrazione, dagli scontri religiosi, dall’aria irrespirabi­le? Domande e dubbi che trovano una ri­sposta nel lungo percorso professionale e culturale di Mario Moncada di Monforte, imprenditore del settore informatico, già autore di alcuni saggi e ferrato in quella fucina che fu voluta da Adriano Olivetti. Dubbi e domande sono finite in un libro edito per i tipi di Armando Editore «Occidente senza futuro». Titolo secco, senza repliche perché la situazione di oggi ammette poche speranze.

Non c’è davvero futuro per questo Occidente?

« Innanzitutto, dobbiamo chiarire cosa si intende per Occidente: e cioè il luogo geografico o la civiltà che ha avuto il suo momento d’oro nel 19′ secolo, convinto dall’illuminismo e dal romantici­smo che sarebbe stata possibile una ideale società serena, prospera, sostenuta da  un progresso lineare: tutto questo non esiste più».

E perché?

«Perché è cambiato lo scenario: il progresso non è più lineare, ha pre­so una direzione alterna, l’Occidente è sempre più pressato dai popoli del resto del mondo che globalmente possiamo pure chiamare Oriente. I movimenti delle genti hanno accelerato tutto. Basti pensare che l’Onu ha sti­mato che fra 50 anni un terzo degli abitanti in Italia non sarà più autoctono. Tutto questo tende a superare i concetti di nazione, cultura e uniformità religiosa. Non c’è futuro senza integrazione. Nessuno – come dicono il Papa ed il presidente della Repubblica – può arrestare questo processo. Bossi si deve rassegnare: è al margine della storia».

Insomma, Occidente ma orientale

«Non dobbiamo fermarci al significato delle parole: occidente significherebbe tramonto, oriente alba. Spero che non sia scritto. Anche perché l’Occidente ha sempre reagito positivamente: ha sempre sapu­to aprirsi per cogliere il contributo delle altre culture. La stessa cultura occidentale si è sviluppata su premesse delle culture orientali. Dobbiamo molto agli arabi, ai cinesi, mangiamo prodotti come pomodoro e patate che ormai, fanno parte della nostra cultura, ma sono originarie delle Americhe. Il futuro potrebbe essere una cultura sincretistica universale.

Senza la quale?

«Ci sarebbero conflitti sociali ed economici senza precedenti che coinvolgerebbero tutta l’Europa. Se prevarranno il dialogo e il rispetto reciproco si potrà costruire una società equilibrata, se vincerà l’ar­roganza sarà scontro drammatico».

Ma le frontiere aperte comportano, comunque,i rischi?

«E le frontiere chiuse provocano la fine di tutto: guardi la Cina. Grande civiltà, grande cultura, ma poi i cinesi hanno costruito la Grande Muraglia e si sono chiusi,  emarginati, regredendo in una società immobile».

Ma è davvero così positiva l’Europa unita?

«Certamente. Anche se, purtroppo, gli aspetti economici e gli interessi nazionali han­no il sopravvento sugli obiettivi socio-politici e culturali di lungo respiro »

E  che futuro ci aspetta?

«Lo ha già detto Berlinguer: l’austerità è l’unica via certa dell’economia occidentale per una sana gestione delle risorse. Davanti a noi, abbiamo l’inquinamento, il surriscaldamento della terra, l’immigrazione continua, la desertificazione, la mancanza di acqua. Le risorse non sono infinite. Ma l’uomo, che è egoista e violento, è anche saggio: troverà le soluzioni».

E i giovani?

 «Hanno davanti una prospettiva terribile, piena di difficoltà di tutti i tipi: paure effettive e immaginarie e non avranno nemmeno la sicurezza del lavoro, neanche saltuario. Ecco perché, a loro come è stato per noi, serve un’utopia nella quale credere e per la quale impegnarsi».

Note e intervista di Filippo D’arpa

PUBBLICAZIONI

Libri e saggi che affrontano temi attuali in modo personale. Le pubblicazioni di Mario Moncada di Monforte analizzano argomenti di forte impatto, mettendo in campo dubbi e domande che trovano risposta nell’intenso percorso professionale e culturale dell’autore.